Ciò che può contribuire a migliorare la qualità della vita, se utilizzata male, può rappresentare un pericolo per l’umanità.
Già pronte le truffe con la riproduzione fedele della voce.
di Francesco Ruggieri Senior consultant ICT*
“Trump arrestato”: le foto false create dall’Intelligenza artificiale diventano virali sul web. A pubblicare su Twitter è stato il giornalista Eliott Higgins che ha usato un’art generator online. In breve tempo il post ha registrato 5 milioni di visualizzazioni ed è diventato virale.
Un noto esperto di tecnologia, Marco Camisani Calzolari, ha messo in guardia su possibili truffe telefoniche che potrebbero essere messe in atto con l’ausilio di generatori di voci, non solo, ma ha anche espresso in modo molto perentorio il suo autorevole parere: “L’intelligenza artificiale potrebbe diventare così potente da dominare l’uomo. Se non facciamo qualcosa, rischiamo che succeda molto presto.”
È possibile infatti clonare in modo perfetto, meglio dire generare, una voce con l’intelligenza artificiale. Quindi chiunque potrebbe avviare una comunicazione telefonica fingendosi, ma in modo davvero realistico, un altro. E realizzare truffe. E non solo; non ci sono limiti alle possibili applicazioni della IA, sia con finalità lecite sia illecite purtroppo!
Il 22 ottobre 1934 i ragazzi di via Panisperna, sotto la guida di Enrico Fermi, misero a punto la prima fissione nucleare artificiale di un atomo di Uranio, mediante bombardamento neutronico. Una scoperta eccezionale.
Mai, però, quei ragazzi avrebbero immaginato che da lì a poco si sarebbe fatto un uso militare della loro scoperta; come è noto gli americani con il Progetto Manhattan, utilizzando la fissione nucleare, costruirono le prime bombe atomiche. Un esempio chiaro di come la scienza produca continuamente scoperte finalizzate a migliorare la qualità della vita. Ma, spesso, assistiamo ad un loro uso improprio, a volte criminale.
Gli stessi social, ad esempio, nati per facilitare i contatti, ridurre le distanze (al netto sempre delle implicazioni di natura economico commerciale) presentano grandi zone d’ombra: cyberbullismo, adescamento, truffe messe in opera con profili fake, furto di identità.
Ma, al di la degli aspetti criminogeni, c’è dell’altro. Il rischio della disumanizzazione.
Come tutte le scoperte in campo tecnologico l’intelligenza artificiale presenta una serie di benefici:
Per i cittadini l’intelligenza artificiale potrebbe migliorare molti aspetti della vita: dall’assistenza sanitaria, ai trasporti, alle comunicazioni. L’utilizzo di robot per attività ad alto rischio è una delle applicazioni sicuramente più utili della intelligenza artificiale. Naturalmente l’applicazione della IA in campo aziendale può produrre notevoli benefici.
Ma c’è il rovescio della medaglia. Limitazione delle libertà personali, discriminazione, manipolazione dell’opinione pubblica, incidenti causati da errori di programmazione.
In Cina, ad esempio, attraverso la installazione di migliaia di webcam e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale si è messo in azione uno dei sistemi più potenti di controllo personale.
È noto anche come alcuni mezzi senza autista abbiano causato incidenti, anche mortali.
Molto pericoloso è poi l’utilizzo di botnet che sono in condizione di filtrare le comunicazioni, soprattutto a livello di social, orientando l’opinione pubblica.
Uno dei rischi più incombenti, mutuando un termine medico scientifico, è quello della disfunzionalità, ovvero “l’alterazione funzionale di un organo, in senso quantitativo o qualitativo”. C’è già il rischio di incorrere nello I.A.D. Internet Addiction Disorder, che l’OMST qualifica come “dipendenza senza sostanza” che colpisce chi fa un uso eccessivo di Internet.
L’Intelligenza artificiale potrebbe migliorare sensibilmente la qualità della vita ma occorre da subito valutarne l’uso. Il Parlamento europeo, a tal proposito, ha istituito un’apposita commissione per valutare l’impatto della IA provando a creare dei paletti per prevenire usi impropri.
Come in tutte le nuove scoperte, soprattutto in campo tecnologico, occorre prudenza e attenzione. Nel caso dell’intelligenza artificiale, più che mai, è necessario utilizzare l’altra intelligenza, quella naturale.
* Il dott. Francesco Ruggieri, laureato in Management e comunicazione di impresa, docente di informatica presso enti di formazione professionale, associato AIP (associazione Informatici Professionisti) e AICA (Associazione Italiana Calcolo Automatico), pubblicista fondatore e direttore editoriale di www.oltreilfatto.it
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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