Riceviamo e pubblichiamo intervento del consigliere del Consorzio per lo Sviluppo Industriale, Claudio Fuggetti
Lo sviluppo economico e sociale della città di Taranto e dell’intera provincia jonica sembrano proprio non riuscire a trovare il giusto percorso. Infatti, in generale, le strade intraprese sino ad oggi sono sempre state minate da eventi e scelte che hanno messo in discussione la stabilizzazione occupazionale e il consolidamento di molte attività produttive.
A questo proposito è proprio di qualche giorno fa l’annuncio della bocciatura da parte del governo dell’emendamento che colpisce la TCT Taranto e che mette in bilico circa 400 posti di lavoro. Un dramma che va ad aggiungersi alla sempre più difficile situazione dei lavoratori dello stabilimento Acciaierie d’Italia.
Insomma, ci troviamo davanti ad una situazione che potrebbe diventare drammatica e che, dopo le vicende legate al ridimensionamento dei giochi del Mediterraneo, mina seriamente il futuro della provincia jonica.
Inutile andare in cerca di colpevoli, ma sono fermamente convinto che i referenti politici del territorio pugliesi del centrodestra che operano a livello centrale dovrebbero iniziare a porsi qualche domanda sull’attenzione rivolta sino ad oggi al nostro territorio.
Anche il Parlamento Europeo si è reso conto di queste penalizzazioni, tanto da stanziare “solo” per Taranto circa 900 milioni di euro con i fondi per la transizione giusta (JTF); fondi questi, destinati a creare alternative produttive, formazione di personale, per permettere creazione di nuove attività economiche, bonifica e ripristino di aree verdi su tutto il territorio tarantino.
Personalmente, da quando ho iniziato il mio percorso come consigliere del Consorzio per lo Sviluppo Industriale (ASI), ho maturato l’idea che questi fondi rappresenterebbero un’opportunità concreta per il territorio. Infatti, con la presidenza e il cda tutto dell’ASI siamo già a lavoro per poter realizzare nuove opere, attraverso i fondi JTF. Opere che possano rivalutare le aree industriali tarantine, sia dal punto di vista ambientale che dei servizi.
Quasi sicuramente questi fondi non basteranno ad ammortizzare l’onda d’urto dei moltissimi posti di lavoro che potrebbero essere soppressi, ma potrebbero iniziare a delineare un’inversione di marcia per portare Taranto verso un futuro più green e verso una nuova idea di sviluppo economico.
Sarebbe quindi opportuno richiedere all’attuale governo ulteriori fondi da destinare al nostro territorio. Fondi ad esempio che con le Zes (zone economiche speciali) erano destinati allo sviluppo delle Aree Portuali e retro portuali, ma che adesso sono destinate ad un ambito molto più ampio.
Credo inoltre che stanziare ulteriori fondi per gli ammortizzatori sociali, che dovrebbero garantire l’eventuale perdita di posti di lavoro, sarebbe un’emorragia continua ed inefficace se non affiancata da una programmazione economica ed industriale studiata appositamente per il territorio tarantino.
Concludo, dunque, rivolgendo un appello a tutti i rappresentati politici del territorio, affinché Taranto riceva le attenzioni che merita.