E’ stato un perfetto “gioco di squadra”, perché solo una serie di interventi, ben coordinati fra di loro, ha permesso al 70enne di salvarsi
Nonostante il coronavirus stia mettendo a dura prova tutto l’apparato sanitario, assorbendo la maggior parte delle risorse, il sistema riesce ancora a rispondere concretamente alle restanti richieste di emergenza/urgenza. E a rispondere con prontezza a queste richieste c’è sicuramente il Sistema 118, che sino ad oggi non ha mai abbassato la guardia, continuando a raggiungere risultati concreti. E sulle nostre pagine, oggi, possiamo testimoniare questo grande impegno, raccontandovi quanto è accaduto qualche giorno fa in provincia di Taranto…
Ore 18:57 del 4 gennaio. Alla centrale operativa 118 squilla il telefono. La chiamata arriva da Palagiano. Si tratta di una richiesta di soccorso per un uomo di 70 anni in arresto cardio circolatorio.
Dalla stessa centrale, ore 18:58, viene immediatamente inviata l’ambulanza SET 118 più vicina di Palagiano con a bordo gli autisti-soccorritori Davide Infante e Melania Laterza. Contestualmente viene attivata anche l’automedica SET 118 più vicina, quella di Ginosa Marina, con a bordo il medico Ada Cazzarò, l’infermiere Alessio Buccolieri e l’autista-soccorritore Alfredo Ricciardi.
Il tempo stringe, bisogna far presto. Davvero presto. E così, nel frattempo, dalla centrale operativa, l’infermiere Miriana Lamaddalena impartisce telefonicamente ai parenti dell’uomo in arresto la manovra del massaggio cardiaco, che eseguono prontamente.
Ore 19:05. L’ambulanza del SET 118 di Palagiano è sul posto e l’equipaggio continua le manovre rianimatorie, già iniziate dai parenti. Dopo pochi istanti possono comunicare alla centrale che il paziente ha riacquisito il circolo spontaneo.
A quel punto, l’infermiere della centrale operativa, Tobia Nanna, in stretta collaborazione con il medico di centrale, Cosimo Filomeno, coordinano l’incontro dell’ambulanza che nel frattempo ha caricato il paziente a bordo con l’automedica SET 118 in arrivo da Ginosa Marina.
Sono le ore 19:21. Scatta la procedura di rendez-vous che avviene alle porte di Palagiano. E al paziente viene assicurata la gestione avanzata delle vie aeree e la stabilizzazione emodinamica, mentre viene trasportato al “Santissima Annunziata” di Taranto, ovvero l’ospedale più vicino dotato di un centro di emodinamica. Così l’infermiera della centrale operativa del 118, Libera Gezhilli, in contemporanea allerta il Pronto Soccorso di destinazione, chiedendo la presenza di un rianimatore e un cardiologo all’arrivo del paziente.
Ore 19:56. Il paziente è a Taranto. Entra nel Pronto Soccorso in codice rosso, ma in respiro spontaneo.
“Dietro ogni soccorso – ci racconta il presidente nazionale della Società Italiana Sistemi 118 (SIS 118) e direttore del Sistema 118 di Taranto, Mario Balzanelli – si attiva una catena di interventi ad altissima velocità, ordinati e coordinati, che in sinergia sono finalizzati al raggiungimento di un solo obiettivo: “salvare la vita al paziente”. Ancora una volta, nonostante lo stress impressionante di Sistema cui è sottoposto il Sistema di Emergenza Territoriale 118 a causa della pandemia da COVID-19, il 118 di Taranto si conferma in grado di assicurare elevatissime percentuali di successo agli interventi effettuati sui pazienti in arresto cardiaco improvviso. Di questo sono orgoglioso e porgo le più sentite congratulazioni a tutti gli operatori, medici, infermieri, autisti-soccorritori intervenuti“.
Da questo episodio ci piace prendere spunto per auspicare che, non appena l’emergenza coronavirus sarà terminata, nelle scuole si possa reimpostare in maniera definitiva l’insegnamento delle manovre salvavita. Pratica questa diventata legge nel 2015. Una legge ad iniziativa popolare che porta la firma di 93mila italiani, nata proprio a Taranto su spunto del centodiciottista Balzanelli, grazie alla quale sarà possibile salvare (si stima), almeno 20mila delle 60mila persone che ogni anno in Italia vengono colpite dall’arresto cardiaco improvviso.
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