Dementia praecox, dipendenze e autoerotismo
“La psicologia del profondo è la filosofia della
rivoluzione, vale a dire che è chiamata a diventare il
fermento della rivolta all’interno della psiche, il
processo di liberazione dell’individualità, tenuta a freno
dal proprio inconscio. E’ chiamata a rendere possibile la
libertà interiore, è chiamata al lavoro preparatorio alla
rivoluzione”
(Gross Otto – Psiche, Eros, Utopia, Editori Riuniti, Roma, 2011)
Otto Gross (1877-1919), uno psichiatra ed ex assistente di Kraepelin, aveva abbracciato la psicoanalisi. Freud era molto contento di averlo tra i suoi seguaci e lo considerava alla stregua di Jung, come il più brillante dei suoi seguaci (anche se lui aveva sentito dire da Jung che Gross aveva una personalità molto complessa e un po’ sbilanciata). Poco prima del Congresso di Salisburgo, Freud fu informato che Gross aveva sviluppato una dipendenza da oppio e aveva cominciato a mostrare sintomi di paranoia. Freud suggerì a Jung di cogliere l’occasione della partecipazione di Gross al Congresso di Salisburgo per poterlo ricoverare al Burghölzli. Gross accettò di essere ricoverato al Burghölzli. Il piano originale di Freud per Gross prevedeva che lui stesso si occupasse dell’analisi prendendosene carico dall’ottobre seguente, dopo un periodo di ritiro assistito da Jung. Tuttavia Jung procedette immediatamente con l’analisi. L’analisi di Gross assunse un enorme significato per Jung, e fu condotta al di fuori delle rigide regole dell’attuale tecnica. Jung si occupava di Gross giorno e notte. In modo quasi sconcertante, quando l’analisi smetteva di fornire risultati, Jung e Gross invertivano i loro ruoli, diventando analista l’uno e paziente l’altro. In sole due settimane Jung riteneva che l’analisi fosse praticamente completata e che la dipendenza di Gross dall’oppio fosse risolta. Per quanto riguarda la diagnosi, Jung considerò da prima una nevrosi ossessiva, ma ben presto si rese conto che si trattava di un caso di dementia praecox. Ma un mese e mezzo dopo il ricovero, Gross scappò dal Burghölzli saltando il muro di cinta del giardino per ritornare a Monaco di Baviera. Jung ha osservò con molta amarezza che era solo riuscito a fornire a Gross un’ulteriore delusione
Il proprio gemello o un semplice specchio narcisistico ?
L’analisi di Gross ebbe un’influenza molto forte su Jung. Egli affermò di aver scoperto numerosi aspetti della propria natura, tanto che a volte Gross gli appariva come un fratello gemello. Inoltre, quest’ analisi aveva condotto Jung a un ulteriore sviluppo nelle sue opinioni sulla dementia praecox. Quello che trovò particolarmente evidente fu la costante scoperta di materiale infantile. Sembrava come se gli eventi della prima infanzia fossero rimasti eternamente operativi. Anche se il paziente veniva a conoscenza della situazione, il materiale infantile rimaneva la fonte inesauribile di tutti gli affetti.
Complesso sessuale infantile
Secondo Jung la dementia praecox veniva direttamente determinata dal primo complesso sessuale infantile, mentre nell’isteria, il complesso veniva mediato da un complesso appartenente alla vita seguente. Il fatto che la demenza precoce si verificasse più tardi rispetto all’infanzia era un dato ingannevole. Ad un esame più attento, risultava evidente che il paziente si era in realtà ammalato durante la prima infanzia, quando la sessualità era ancora completamente autoerotica. Nella sua risposta alle ipotesi di Jung, Freud espresse i suoi dubbi sul fatto che la predisposizione alla dementia praecox potesse essere rintracciata in una fissazione della prima infanzia; ammise, però, che era ancora molto incerto circa la differenziazione tra fissazione e repressione. Riguardo Gross espresse delle perplessità sulla diagnosi di paranoia ipotizzandone una di nevrosi ossessiva con transfert negativo. Jung rispose che credeva di aver osservato alcune tipiche caratteristiche di dementia praecox, come la fissazione infantile, l’associazione infantile, l’assoluta incurabilità così come l’esclusione permanente di alcuni componenti della realtà , dati questi che portavano ad escludere l’isteria.
Babette
Il problema fu ulteriormente discusso, durante la visita di Freud a Zurigo nel settembre del 1908, quando ebbe occasione di incontrare Babette paziente di Jung: Babette, una psicotica, ricoverata a 39 anni e rimasta in clinica per venti, è una cara vecchietta con una brutta storia alle spalle. Nata in un quartiere miserabile, con un padre ubriacone e una sorella prostituta, compensa con frasi bellissime il suo senso di inferiorità e la sua vita sfortunata. Dice: “Sono accusata ingiustamente come Socrate!”, oppure “Sono l’insostituibile doppio politecnico”, “Sono una torta di prugna su un fondo di semolino di granturco”, “Sono la Germania e la Svizzera di puro burro dolce!”, “Io e Napoli dobbiamo rifornire il mondo di maccheroni”. Jung era affascinato dalla sua immaginazione creativa e riusciva a capire che queste frasi non erano insensate ma si riferivano a eventi della sua vita. “A modo suo l’inconscio tenta di ricostruire una migliore visione del mondo”. Ma quando mostrò con orgoglio Babette a Freud, tutto quello che si sentì dire fu: “Ma come diavolo siete stato capace di passare ore e giorni con un tale fenomeno di bruttezza!” Al suo ritorno, Freud scrisse comunque a Jung che uno dei suoi pazienti che non avevano storia di dementia praecox aveva improvvisamente annunciato: “Io sono un corpo di ufficiali”. Questa affermazione, apparentemente paranoica, molto simile a quella espresse da Babette, doveva essere interpretata qui come una formula isterica. Freud osservò che, nel paziente, il corpo degli ufficiali, attraverso il termine latino cor… cordis, portava a sintomi cardiaci. Ci fu, per così dire, una inconscia paranoia che portò Freud ad ammettere che c’era qualcosa di vero nella dichiarazione di Jung che l’analisi guidava i pazienti isterici lungo la strada verso la dementia praecox.
Autoerotismo
Jung espresse in definitiva ancora una volta il suo accordo con Freud, riguardo il fatto che l’autoerotismo fosse la caratteristica più sorprendente della dementia praecox; sottolineò comunque che certe forme di autoerotismo potrebbero anche essere trovate nell’isteria e che “in realtà ogni complesso represso era autoerotico”. Sia l’isteria che la dementia praecox iniziavano nello stesso modo, per qualche ragione, la libido non trovava compensazione nella realtà e questo portava all’autoerotismo. Nell’isteria, avveniva un tentativo di compensare questa regressione nell’autoerotismo per mezzo di un reinvestimento dell’oggetto. Nella dementia praecox, questo tentativo di compensazione non riusciva e solo allora l’autoerotismo trovava la sua forma specifica, che era caratteristica della patologia. Freud tenne a puntualizzare che Jung continuava ad utilizzare il concetto di autoerotismo in un senso eccessivamente ampio .Il concetto di autoerotismo di Jung includeva le fantasie, mentre Freud aveva scelto di limitare il concetto all’assenza di oggetto. Freud, tuttavia, offrì occasione di malinteso, scrivendo che la concezione di Jung di paranoia era esattamente coerente con la sua e quella di Ferenczi. In definitiva, dal riesame del periodo tra la visita di Jung a Vienna, passando per il caso di Otto Gross e la visita di Freud a Zurigo, appare evidente che il malinteso per quanto riguarda l’autoerotismo sia diventato notevolmente importante per il cambiamento nel rapporto tra Freud e Jung. Freud era particolarmente desideroso di convincere Jung del ruolo enorme che la sessualità gioca nella vita umana. Egli credeva di essere riuscito a fare in modo che Jung, come lui, avesse accettato che l’autoerotismo costituisse il nucleo della dementia praecox. Per Jung, tuttavia, l’autoerotismo non solo si esplicitava nella ricerca del piacere autoerotico con il proprio corpo, ma comprendeva anche l’intero mondo fantastico in cui si poteva ritirare. A poco a poco emerse che Jung possedeva un diverso punto di vista sul rapporto tra spinta, pensiero e realtà.
Jung offrì comunque numerosi suggerimenti degni di nota sulla funzione teleologica dell’autoerotismo. Molti di questi erano in sintonia con la teoria di Freud del narcisismo. E’ sorprendente quindi che Freud abbia risolutamente scartato questi suggerimenti. La spiegazione più probabile è che, a causa della sua concezione dell’apparato psichico, Freud fosse principalmente interessato al problema della proiezione e non ancora a quello dell’ego
Dott. Egidio Francesco Cipriano
Psicologo Informatico
Foto
https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_Gross
https://pixabay.com/images/id-2490302/
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