La vita e le battaglie di Odaordo Voccoli nella storia del movimento operaio tarantino
“A chi non ha mai smesso di sognare un altro mondo possibile, sacrificando vita, famiglia, affetti.” La dedica racchiude, in una eccezionale ed efficace sintesi, il messaggio che i due autori, Francesco (Ciccio) Voccoli e Roberto Nistri, in definitiva intendono diffondere con la riedizione del libro “Sovversivi di Taranto”. Scritto circa trentanni fa, la nuova edizione esce in un contesto storico profondamente mutato. Soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, la scomparsa dell’ Unione Sovietica, la fine del PCI, la fine dei partiti di massa. Una sconfitta politica? E chi avrebbe vinto? Non il capitalismo globalizzato, secondo Ciccio Voccoli, nipote di quel Odoardo dai cui quaderni scritti dal carcere trae fondamento il libro scritto a quattro mani con il prof. Roberto Nistri. E’ possibile allora continuare a sperare, ma soprattutto a combattere, un mondo diverso, più giusto? Per i due autori è così. Queste le loro dichiarazioni rilasciate nel corso della presentazione avvenuta nel salone degli specchi del municipio di Taranto, condotta dalla collega Maristella Bagiolini.(presenti anche in sala anche l’editore Domenico Sellitti (Edit@ Casa Editrice) e lo storico Fernando Dubla: “
Chi non combatte ha già perso
Questo libro nasce dall’aver trovato negli archivi di mio nonno (Odaordo Voccoli) i quaderni scritti dal carcere che, non solo raccontano della vita carceraria e delle sofferenze che qualsiasi carcerato subisce, ma attraverso questi quaderni si ricostituisce anche un po’ la storia di quello che è stato il movimento operaio tarantino dall’inizio del Novecento fino alla caduta del fascismo. Attraverso questi quaderni viene fuori uno spaccato che è completamente diverso da quello che si dice della molle tarentum; attraverso questi scritti vengono fuori centinaia e centinaia di lavoratori tarantini che per combattere contro le ingiustizie sociali furono non solo licenziati ma inviati al confino. Durante il fascismo sono stati in galera e alcuni di questi hanno perso anche la vita; da qui la necessità di scrivere questo libro. Libro che vuole essere non solo una memoria da utilizzare nel presente ma anche un messaggio per le future generazioni. Le battaglie si possono anche perdere; l’importante è farle. Chi non fa le guerre ha già perso in partenza e penso che nella situazione attuale deve essere un monito per tutti coloro i quali ritengono che la partita si possa ritenere chiusa nei confronti di chi continua ad opprimere e sfruttare la povera gente”.
Mantenere sempre viva la memoria
Per il prof. Nistri importante mantenere sempre viva la memoria: “Noi puntiamo molto sulla riabilitazione della memoria e sulla possibilità che questo territorio, che comunque è stato protagonista del grande palcoscenico della storia, questo territorio sia capace di raccontarsi; perché questa è una città che corre il rischio di non essere più raccontata da nessuno e quindi perdersi. Allora tutte queste vicende di battaglia per il lavoro, per l’equità, per la giustizia e tutto quello che vogliamo essere e vogliamo fare, in questa memoria è condensato un percorso estremamente arduo di personaggi che hanno sofferto il carcere, che hanno visto il proprio figlio morire in cella. Eppure poteva in ogni momento uscire: basta me ne vado. E invece no. Le ultime lettere che ha scritto suo figlio sono forti di una realtà ancora da raccontare, perché la narrazione produce passione, emozione, e voglia di studiare la storia; ma c’è bisogno soprattutto di emozionarsi di fronte alle vicende più significative”
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.