Ex Ilva: la strada non è la decarbonizzazione. La legge Taranto è uno strumento tuttora valido, ma inutilizzato
Dal consigliere regionale pugliese, Gianni Liviano, riceviamo e pubblichiamo
“Dubito fortemente che l’ipotesi della decarbonizzazione abbia una sia pur remota possibilità di realizzazione.
Già dal 2015 nell’ambito di attività svolte dall’Ocse a Taranto emersero valutazioni prospettiche secondo cui il costo complessivo per la riambientalizzazione Ilva sarebbe pari a circa 2,8 miliardi di euro.
Nell’anno 2017 l’Enea diceva, confermando di fatto quanto sostenuto dall’Ocse qualche anno prima, che il costo della decarbonizzazione Ilva (solo per impianti energetici) è pari a 1,5 miliardi di euro con incremento dei costi energetici di oltre il 20%.
Con 2,8 miliardi, e persone in grado di elaborare idee e progettazioni, si creano circa 18000 posti di lavoro.
Quindi, certamente, la strada non è la decarbonizzazione. L’esubero di circa 5.000 posti di lavoro, e di 2.500 per indotto, era un rischio che nelle valutazioni di Ocse emergeva sin dal 2015.
Per questo nel nostro piccolo abbiamo fatto la legge speciale per Taranto, per questo abbiamo molto insistito perché si costruisse un piano strategico, che pensasse alla diversificazione di prospettive di sviluppo alternativo, e per questo abbiamo chiesto, invano, che una parte importante delle risorse europee venisse destinata alla nostra città a sostegno della costruzione di futuro. In questi anni nulla di tutto quello che sarebbe stato necessario fare è stato fatto.
Una politica distratta, che scopre solo ora in emergenza ciò che era noto da tempo, non ha prodotto alcuna azione per una seria diversificazione dello sviluppo nella nostra città. Solo annunci pletorici e approssimazioni, fatte di comunicati e parole d’ordine.
Ora è tragedia, non diversa da prima ma consumata, come se la innaturale contraddizione tra salute e lavoro debba concludersi buttando le famiglie sul lastrico. Una lenta caduta nel baratro di cui troppi si rendono conto solo quando ci si schiaccia al suolo. Parole essenziali che vengono svuotate di valore, come strategia e futuro, consumate dallo sguardo cieco e poco serio della politica, che non vede oltre il tempo della propria ribalta e del personalismo”.
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